Glamour Marmalade

Ho dormito poco, quel tanto che basta per riprendere le forze spese poi alla ricerca di chissà cosa o chissà chi. 
In attesa di un messaggio che è arrivato puntuale come sempre. Come se non fosse Natale, 
ma neanche Capodanno, senza quei 140 caratteri. Il pretesto per sentirci, per sentir(mi). 
Come se nulla fosse cambiato. Come se tutto fosse fermo a un mese fa, un anno fa, due anni fa. 
Perché nonostante tu faccia di tutto per liberartene, quelle persone stanno lì intrappolate in te stessa. 
Pronte a succhiare l’anima, fino all’ultima goccia.
Non è passata fino a quando ascolti una canzone e pensi a lui. Quando succede una cosa bella e muori dalla voglia di raccontargliela. Quando lo incontri per caso e ti senti morire, anche se non lo fai vedere. Quando ti mancano le abitudini e gli abbracci e i messaggi e il profumo e le sue parole. E poi le sue canzoni cantate in maniera stonata e sbagliando le parole. Quando non avresti voglia di nulla se non di un suo abbraccio. Quando mangi tre fette di torta e ne vorresti anche una quarta e rispondi di traverso a tutti. Quando la mattina ti mancano le gambe che si intrecciano tra le lenzuola bianche che sanno di bucato. Di lavanda. Che è poi il profumo che ti porti dietro tutto il giorno. Quando vorresti riprendere i suoi maglioni dall’armadio e pure le sue camicie. Una è rimasta lì su una sedia. E quando, ogni volta che la guardi, viene un nodo alla gola, ma senza piangere. Sena più lacrime.
Perché, a volte, quando qualcuno ti porta per mano nel suo mondo è poi difficile uscirne.
Ma l’orgoglio, spesso, ci salva. Almeno in amore.