Glamour Marmalade

Se Brigitte Bardot, Audrey Hepburn, Jacqueline Kennedy le hanno scelte, ci sarà pure un motivo. Ed anche se ne sto cercando almeno uno nella mia mente, le ballerine a me non riescono proprio ad affascinare. Per una volta quello stile francese, che mi accompagna da sempre (per via di mamma), non mi convince.  Nonostante le reinterpretazioni del modello da Salvatore Ferragamo a Roger Vivier, da Gucci a Marc Jacobs. Ed ancora Chloé, Bally, Miu Miu e Marithè & Francois Girbaud. Forse perché sono piccola:1.66 cm, che con una ballerina, mi fanno sentire più una bambina.
Ma c’è una sola eccezione alla regola: quando vengono indossate per ballare sui palchi dei teatri con le suggestioni e le emozioni che regala la musica classica. Con i tutù, i body e le calze bianche, con quel make up elaborato in maniera certosina ai limiti della perfezione. Con quei nastri da legare intorno alle caviglie il più stretto possibile, anche un po’ per la tensione prima di scendere in scena. Così potente è la stretta fino quasi a perdere la sensibilità del piede. Come voleva Marie Taglioni, ballerina di origine italiana, che nel 1832 per la prima volta nella storia della danza intinse le punte delle scarpe nel gesso liquido. Chissà, forse per apparire più alta e aggraziata.
Rimango così incantata da tutto, anche dalle scarpette. Ma soprattutto dalla leggiadria dell’essere rappresentata. E, per un momento, ma solo per un istante, mi sento leggera pure io.